Di Vimal Carlo Gabbiani – Cronaca della terza edizione di “Celebrando la vida” ai Giardini Caneva
Non capita spesso che un teschio ti sorrida senza secondi fini. Ma a Sarzana, nel fine settimana appena trascorso, è successo. Celebrando la vida ha trasformato i Giardini Caneva in un angolo di Messico gentile, dove la morte si traveste da festa e il folklore diventa filosofia.
Sabato e domenica scorsi, via Berghini si è riempita di ceramiche, disegni, trucchi “Calaveras” e danze. Il balletto Tochtli ha portato il ritmo, le Catrinas hanno portato l’ironia, e Matteo Arfanotti ha dipinto volti come fossero tele. Tra le piante rare, le visite guidate hanno fatto da contrappunto botanico alla festa.
Il pubblico ha assaggiato piatti tipici, gelati artigianali, e si è lasciato coinvolgere da laboratori, letture e pignatte.
Celebrando la vida non è stata solo una manifestazione, ma una dichiarazione di poetica: che si può danzare anche con le ombre, e che persino un teschio — se ben truccato — può insegnarci qualcosa sulla bellezza. A Sarzana, per due giorni, la morte non ha fatto paura. Ha fatto festa.
