Castanea sativa, o Castagno, è un’albero di origine antichissima, essendo tra le latifoglie che fecero la loro comparsa sulla Terra nel Cenozoico. La sua zona di diffusione originaria è molto estesa, comprendendo l’intero bacino del Mediterraneo, i litorali atlantici dell’Europa meridionale e dell’Africa settentrionale, l’arco alpino, l’Asia Minore e spingendosi fino a lambire il Mar Caspio. La castagna è presente nella dieta dell’uomo fin dalla preistoria e, in epoca storica, le sue virtù erano ben note e celebrate già dagli autori più antichi. Il greco Senofonte definì il castagno “l’albero del pane” e con il nome di “pane dei poveri” la castagna è stata per secoli la presenza più assidua sulla mensa delle famiglie contadine. Prima della scoperta dell’America, quando in Europa non esistevano ancora le patate né il mais (materia prima della polenta), la castagna era infatti l’alimento che più di ogni altro preservava dalla fame e permetteva di superare i periodi di carestia. Questo non soltanto grazie alla sua abbondanza (in Italia vi sono tuttora 800.000 ettari coperti da castagneti, pari al 15% dell’intera superficie boschiva) e alla sua facilità di conservazione allo stato essiccato, ma anche alle sue virtù nutrienti e al benefico senso di sazietà che dà il suo consumo. Con la farina di castagne si prepara una polenta che ha preceduto di secoli, o forse di millenni, quella di granturco, anticipandone alcune delle caratteristiche proverbiali: alimento di poco prezzo ma gustoso, utilizzabile in svariati modi, riciclabile con qualche semplice accorgimento più di una volta, e soprattutto adatto a soddisfare, anche in quantità ridotte, gli affamati. I castagneti hanno conosciuto, in Italia in particolar modo, due grandi fasi di espansione. La prima fu in epoca romana: i Romani, che apprezzavano moltissimo di questa pianta sia il frutto sia il legno (tra i molteplici usi che ne facevano figurava quello, appreso dagli Etruschi, di farne pali per le vigne), la esportarono un po’ dovunque, impiantando castagneti anche là dove non esistevano, sia nel bacino del Mediterraneo (in Sardegna, ad esempio, dove il castagno non è originario) sia in territori dal clima apparentemente meno adatto, come le regioni d’Europa a nord delle Alpi. La seconda grande fase di espansione riguardò più specificamente l’Italia e fu dovuta all’iniziativa di Matilde di Canossa (1046-1115) che, convinta dell’importanza essenziale che le castagne rivestivano per l’alimentazione delle popolazioni rurali, ne moltiplicò, con l’ausilio dei monaci benedettini, la diffusione, ideando addirittura un criterio di disposizione degli alberi (il sesto matildico) per la loro migliore crescita e fruttificazione. In seguito, e specie nel secondo dopoguerra, i boschi di castagne sono entrati, nel nostro paese, in una fase di decadenza e arretramento, a causa sia dell’abbandono delle campagne (e in particolare delle zone montuose), sia del miglioramento delle condizioni di vita (e della conseguente perdita d’interesse del prodotto come fonte di sostentamento), sia infine dell’azione di due parassiti che hanno provocato nei castagneti autentiche epidemie di mal dell’inchiostro e di cancro corticale, due malattie che indeboliscono la pianta fino a ucciderla. Negli ultimi vent’anni si è tuttavia assistito a una ripresa d’interesse verso questo magnifico albero e il suo frutto. Notevoli successi nella lotta contro le malattie del castagno sono stati ottenuti grazie all’innesto con la varietà giapponese (Castanea crenata), resistente a entrambi i parassiti.
Castanea sativa
( Fagaceae )

Castanea sativa
- Famiglia : Fagaceae
- Origine : Europa
- Rusticità : -20°C
- Zone USDA : Zona 6 USDA
- Sviluppo : ↑25m ↔ 20m
- Luce : sole a mezzombra
- Suolo : Ricco, Umido
- Vento : prima linea
- Fiori : fiori insignificanti
- Numerazione collezione : A1146
- Pianta Categoria : Angiosperms
- Genere : Fagales
- Pianta in vendita : No
Carta geografica
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