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Presentazione del giardino

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Presentazione del giardino e del progetto botanico

Un giardino per me è innanzitutto un sogno coltivato per anni. La mia infanzia infatti si è svolta in un giardino condominiale a Milano e di questo spazio porto un ricordo di libertà, di vita e di giochi con i miei compagni di residenza. Nei giochi come “mago libero” ci si nascondeva dietro agli alberi o dentro alle siepi, una piccola selva metro- politana insomma.

Adolescente ho potuto muovermi nel giardino di mio padre ma le piante che riuscivo a procurarmi venivano falciate via come erbacce dal mio genitore che, come tanti, concepiva il terreno solo come orto o come frutteto privato degli indesiderati ospiti estranei.

A quel tempo risalgono però anche le prime piante a cui mi sono affezionato e che ancora oggi mi porto dietro: un Ferocactus, regalato dalla professoressa di tedesco e che mi segue da quando avevo sedici anni, o “IL PAPIRO” (da leggere con enfasi!) raccolto alla fontana Aretusa di Siracusa nel 1979 durante l’ultimo viaggio con la non- na paterna. Questo papiro diventò la mia pianta preferita, moltiplicata e regalata a così tante persone che ancora oggi i miei amici se lo ricordano ed alcuni ne hanno ancora un esemplare.

Da adulto disponevo prima a Marola, vicino Vicenza, di un piccolo terrazzo esposto a Nord, e poi, in pieno centro a Parigi, di una piccola finestra, a Nord anch’essa. Le piante procurate e curate con tanta fatica negli anni precedenti sono state affidate a fratello e amici e alcune sono riuscite coraggiosamente a sopravvivere agli innumere- voli passaggi grazie alle persone che le hanno amate.

Le piante sono ricordo tangibile di persone e luoghi: una talea di rosa, presa nel giar- dino della nonna materna, mi ricorda di lei in ogni stagione, oppure un seme di faggio colto da mio nonno nel bellissimo bosco dei giganti di Tonezza del Cimone, nel vicen- tino, e rimasto bonsai per decenni, continua a crescere a Sarzana oggi.

Nel 2004 finalmente ho potuto iniziare a creare veramente il MIO giardino, attiguo al loft alle porte di Parigi che Thomas ed io abbiamo creato, ristrutturando una ex carrozzeria Peugeot.

Squattrinati come eravamo ambedue, ripartii da vasetti e piccole talee, accudendo le piantine con pazienza e lasciandole crescere a lungo in vaso. Dopo diversi anni e so- prattutto grazie ai quaranta metri cubi di terra portati a mano presso il nostro nuovo giardino pensile, che sono riuscito a ricavare sopra il tetto di un parcheggio, la vecchia officina si è trasformata così in un paradiso in terra nel cuore di Parigi!

Annotavo su un foglio Excel tutte le specie e varietà che iniziavo a collezionare, la loro origine botanica, ma soprattutto i nomi di amici e conoscenti che mi portavano bulbi, talee, semi: piante e persone!

Parigi mi ha fatto anche scoprire un romantico borgo a un’ora dalla metropoli, Cour- son, in cui si teneva due volte l’anno la fiera delle piante rare. Il giardino di 250 metri quadrati, piccolo ma enorme per Parigi, si è riempito, ma vale il vecchio adagio che dice “un appassionato trova sempre uno spazio per una nuova pianta nel suo giardino…”              

La mia passione è infine atterrata nella bellissima Sarzana, nei giardini tanto desi- derati e cercati negli anni. Vent’anni a Parigi sono stati bellissimi ma a me e Thomas mancavano il sole e lo spazio per le piantine che nel frattempo erano tanto cresciute. Questa volta non ho esitato e un camion da 60 metri cubi ha trasportato dal giardino parigino fino a Sarzana il maggior numero possibile di piante.

I Giardini Caneva si trovano a Sarzana, al confine tra Liguria e Toscana, in una valle fertile e ben irrigata, nel bacino orografico del fiume Magra (lat. Macrum), e coprono un’area di 12.000 metri quadrati. Il clima è mite e relativamente protetto dai forti venti che arrivano dal Nord e dall’Est Europa. Il mare mitiga le calde giornate estive ed offre un ottimo ambiente per la crescita di tante piante diverse di zone climatiche anche disparate tra loro.

Secondo il Royal Botanic Gardens, Kew, esistono circa 391 mila specie di piante va- scolari conosciute. Di queste il 94%, circa 369 mila specie, è composto da piante da fiore. I 12 mila metri quadrati del parco sono quindi pochissimi in rapporto alle piante esistenti. A questo punto non solo dovevo scegliere tra tutte le possibili piante ma dovevo soprattutto realizzare un concetto di giardino che lo caratterizzasse e che lo strutturasse. Dopo lunghe riflessioni, la mia scelta si è incentrata sull’idea di un giar- dino di interesse, visitabile tutto l’anno per i fiori e per le foglie, sia per colore che per forme; un giardino legato alle essenze ed ai profumi, per il quale nutro grande inte- resse da anni; un giardino sperimentale, anche per la presenza di piante ad interesse agricolo e culinario; un giardino che celebrasse la biodiversità.

Al di là dei miei progetti iniziali, mi sono dovuto tuttavia scontrare con l’importante limitazion

nella la scelta delle piante, legata alla loro reperibilità. Infatti servono mesi se non anni per trovare certe piante presso i vivai di ogni parte del mondo e poi riuscire ad importarle. Pertanto i giardini avanzano lentamente nella ricerca costante di nuove piante, sperando di offrire ai visitatori qualcosa di bello e insolito o in varietà poco note.

Nel progetto originario, concepito quando ero ancora a Parigi, ho immaginato una divisione del parco in zone chiuse e separate tra loro, una sorta di sequenza di stanze. All’interno di questi spazi ho raggruppato le piante per zone climatiche simili oppure per zone legate all’esposizione, al tipo di terreno (arido, secco o umido).

Ovviamente, una volta trovato il sito a Sarzana, il mio progetto si è dovuto adattare alla realtà fisica del terreno. Quello che si può vedere oggi è il primo risultato di un lungo lavoro, attraverso differenti mises en scène, ovvero scenografie e prospettive studiate per valorizzare le bellissime colline che si trovano ad Est del parco. Un work in progress del giardino che non finisce mai… ma il bello è proprio questo: vedere la natura all’opera.

Oltre allo studio botanico del parco, desidero anche parlare delle mie scelte legate alla storia ed alla filosofia dei giardini e pertanto qui di seguito vi propongo una sorta di compendio della mia visione interpretativa dei giardini dal passato ad oggi.

Il giardino è natura ma è anche concetto e visione filosofica, la quale tesse con piccoli fili la scena naturale.

Credo che solo di recente l’uomo stia imparando che è una specie evoluta da poco tempo, che è un ospite di un pianeta tra altri miliardi di pianeti nell’universo e che questo ambiente specifico ci ha già in gran parte detronizzati. Il concetto di bellezza di un giardino odierno è più vicino all’accettazione di ciò che si presenta naturalmente. Infatti per secoli la gestione del paesaggio ha significato l’esaltazione del controllo dell’uomo sulla natura, perché la natura storicamente è stata spesso considerata “matrigna”. E visto che dai tempi di Gilgamesh l’umanità ha messo in secondo piano la natura, i giardini ed i parchi hanno rispecchiato per millenni una visione violentemente antropocentrica.

In passato il lavoro dei giardinieri doveva essere ben visibile per mostrare a tutti questo tipo di controllo. Il concetto stesso di giardino, come testimonia l’origine della parola, è legato ad uno spazio chiuso e non accessibile a tutti e non a caso ai giardini storici era assegnato il ruolo di ostentare chi avesse il potere su natura e uomo insieme. Non sorprende quindi che il giardinaggio in passato riguardasse tagli e potature. Questo era ed è ancora un modo per dimostrare che ci si può permettere di pagare delle persone per svolgere un’attività esclusiva per l’uso di uno o pochi eletti.

Si trattava di controllo anche quando i giardini francesi dovevano essere perenne- mente perfetti e immutabili: specchio del dominio del Roi Soleil anche sulle stagioni e sul tempo!

Al contrario il paesaggio inglese del XVIII secolo introdusse l’idea che la linea retta non solo non fosse necessaria ma anche indesiderabile. I grandi proprietari inglesi stavano cercando di convincere gli spettatori che i loro giardini erano naturali e idilliaci.

Ovviamente si trattava di affabulazione: i ciuffi d’erbe, i cespugli, i laghi e i campi attorno ad essi erano disposti per adattarsi a determinate idee di derivazione artistica che nulla avevano a che vedere con il paesaggio naturale. Il controllo quindi continua- va a protrarsi ma il risultato era almeno esteticamente più naturale.

Anche i nobili tedeschi di quello stesso periodo avevano un concetto simile. Il loro fare giardini prevedeva qualcosa di analogo a ciò che avrebbero fatto gli umili contadini attorno alle loro fattorie. La spontaneità tuttavia era sempre apparente piuttosto che reale. Per esempio, Maria Antonietta, viennese di origine, si fece costruire un finto cottage contadino dentro i giardini di Versailles, anticipando il gusto aristocratico del secolo seguente. Ancora oggi, quando si dice di avere bisogno di un po’ di natura, si intende una “natura” esteticamente bella, comoda e facile per gli umani.

Una natura perfetta, simmetrica, piena di bellezza, senza fango, foglie secche, erbacce, serpenti, ragni e spine, ovviamente!

È questa la visione che si vorrebbe realizzata nei giardini: un microcosmo antropocentrico, una visione non lontana da quella di Gilgamesh che spiega a Enkindu del perché gli uomini costruiscono le città. La vera natura è pericolosa e solo attraverso la rielaborazione ed il controllo degli umani essa può essere resa bella ed utile.

Ora ripenso ai molti giardinieri e paesaggisti che visitarono il terreno appena lo comprai, e che mi dissero che avrei dovuto far passare una grossa ruspa per sradicare ogni cosa preesistente, livellare il terreno, togliere tutte le pietre, bruciare tutto e infine costruire il parco. Non l’ho mai pensato e voluto.

Accolgo le considerazioni sulla dualità tra il giardino, suscitatore di emozioni, ed il paesaggio naturale scritte da Ippolito Pindemonte nel 1792 nella sua “Dissertazione sui giardini all’inglese”, elaborate dopo aver visitato diversi parchi di aristocratici inglesi lungo riviera ligure:

”Ciascun sa, che molti piaceri si compongono di sensazione, e di riflessione ad un tempo… Ciò posto, diremo così: quando io passeggio per qualche campagna, e mi vien fatto d’incontrare una scena naturale, ma bella oltre modo, ecco mi s’avventa subito al cuore una certa suavità; ma questa suavità quanto non l’accresce il considerare, che quella è prodotta dal caso, il quale accozzò insieme que’ diversi oggetti così, che un tutto nobile e raro ne scaturisse? Per lo contrario quanto una bella scena artifiziale mi s’appresenta, certo io ricevo subito una sensazione assai dolce; ma la riflessione, lungi dall’accrescere il piacere, parmi anzi diminuirlo. Perciocché il sapere, che quell’accozzamento è uno studio, mi rende di difficilissima contentatura: intanto che una minor bellezza, ma casuale, mi diletterà, e m’incanterà molto più, che un’assai maggiore, ma frutto dell’arte…”

È sulla scia di queste considerazioni che non ho seguito il consiglio di tanti di passare una ruspa per divellere gli enormi canneti e roveti che occupavano l’area dei futuri giardini e ho invece scelto di procedere un po’ per volta, a mano, all’antica, per scoprire tutte le piante nate e sopravvissute sotto i rovi e tra le canne. E così un po’ alla volta sono emersi un vecchio pozzo seicentesco, un filare di viti, alcuni kaki, qualche nespolo, diversi prugni, e ogni imperfezione del terreno ha finito per lasciare a questo luogo un aspetto naturale e il rispetto del suo passato e della sua storia.

Quindi possiamo dire che questi giardini avanzano lentamente ma avanzano e oggi 1900 varietà sono già piantumate – circa 15 mila piante in tutto, cercando un equilibrio con la realtà del luogo e anche con il caso, come osserva Pindemonte:

“Forse opporranno alcuni, che nella natura stessa noi veggiam sempre la man dell’uomo sicché dell’attività dell’uomo sul paesaggio nasce spesso, senza ch’è vi sia pensato, una combinazione di oggetti, che piace e ci rapisce, ma combinazione che vien prodotta unicamente dal caso, e che da noi si suole chiamar natura”.

“Giardino” (it.),“jardin” (fr.),“jardìn” (sp.), “jardim” (port.),“grădină” (rum.), strana- mente per le lingue neolatine, derivano tutti da una parola dell’antico tedesco della Franconia “gart o gardo” che indicava un luogo chiuso, ma anche l’inglese “garden” e tedesco “Garten” hanno la stessa origine. Quindi il giardino dovrebbe essere un mi crocosmo isolato dall’esterno, una sorta di paradiso riservato alla fruizione di poche persone.

picture: il vialetto principale nord sud del parco, nel 2021

Peccato però che questo tipo di giardino sia solitamente destinato a deperire e a scomparire con il passare del tempo, delle persone, con l’affievolirsi delle ragioni che ne avevano determinato la nascita.

Pertanto ritengo che i Giardini Caneva assumano un senso se diventano un luogo aperto alla comunità che li circonda, un luogo di aggregazione, di scambio, di sperimentazione e di crescita culturale e civile. Uno dei motivi per cui ho cercato un terreno vicino al centro storico di una città è proprio il desiderio di dare un futuro al parco all’interno della comunità che lo circonda. Renderlo fruibile e duraturo grazie alla frequentazione e partecipazione del pubblico e di enti esterni.

Lungo il cammino che ha visto nascere questo progetto fortunatamente si sono in- contrati amici con questa visione comune. Infatti, per realizzare e rendere effettivo questo progetto, dal 2022 è nata l’“Associazione botanica Giardini Caneva aps” che vuole raccogliere attorno ai giardini una comunità di persone e costituire una rete di passioni e interessi. Si stanno creando molte sinergie con il Comune di Sarzana e con l’associazione Botanica Giardini Caneva aps e continuiamo a lavorare per dare ai Giardini Caneva il massimo di opportunità di crescita e di sviluppo nel tempo.

Figura 4: Vista del parco a gennaio 2022 da ovest verso Monte Marcello e Bocca di Magra

VISITA DEL PARCO

Il giardino è visitabile su appuntamento

La visita guidata dura circa 40 minuti e chiediamo 5 Eur a persona (6 Eur  IVA inclusa).

Usate i menu, qui sopra e qui sotto, per scoprire alcuni dei diversi itinerari tematici disponibili

·         Foulard dipinto – le piante spontanee delle Apuane

·         Botany Bay – le piante dei viaggi di Cook

·         Flora Australiana – Grevillee, Mimose, Hakea, Banksie, Calliste-

mon e molte altre specie

·         Sentiero profumato – circa 800 specie utilizzate in profumeria tra

cui una vasta collezione di rose antiche da profumeria francesi del 1800

·         “La Pioggia nel Pineto” – omaggio a Gabriele D’Annunzio

·         Flora delle foreste pluviali Australi – piante dall’Antartide, dalla

·         Tasmania e dalla Nuova Zelanda

·         Flora Sud Africana

·         Flora Cilena e della Patagonia

·         Flora di Garriga e macchia mediterranea

·         Flora preistorica del Devoniano

·         Flora preistorica del Cretaceo

·         Flora preistorica del Paleogene

·         Il giardino di Goethe – omaggio al colore giallo

·         Spiritualità riflessa – stagno di ninfee e piante acquatiche

·         Veduta passionale – collina delle agavi – Georgia O’Keeffe

 

·         Flora Himalayana, giapponese ed asiatica


Tour sulla flora messicana
Tour sulla flora Sud Africana
Tour sulla flora australiana
Shortlink: https://giardinicaneva.org/chi-siamo/
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